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La partnership tra i politici corrotti e la mafia

[ E S P A Ç O P U B L I C I T Á R I O ]

La distruzione della democrazia e dello Stato.

Inizialmente, chiedo scusi per fare una semplice e piccola introduzione per parlare brevemente della nascita dello Stato. Il celebre filosofo Ateniese Aristotele ha trattato nel Liceo Aristotelico dell’Opera “La politica”, dove ha parlato di governo, della città, della polis Greca e della virtù. La importanza della socievolezza e la politicità dell’uomo. Per lui, l’uomo è per natura un animale politico, un essere sociale.

Cioè, per natura cerchiamo di unirci, e questo fa nascere e produrre il sentimento di creare la comunità politica. Nella nascita dello Stato d’accordo con la filosofia greca, passando per le diverse forme nell’attiguità classica, come le monarchie allegate alla religione; grandi imperi militari, come il Romano; le città-statali; oppure gli Stati Feudali e Moderni, hanno come punto centrale la difesa della necessità dell’esistenza di un ente con grande potere e capacità di gestire la nostra vita in società, per garantire l’ordine, la sicurezza e il rispetto alle norme basilare di minima convivenza, anche prima della esistenza delle legge come conosciamo e dell’ordinamento giuridico nel mondo. In contrario senso, stariamo tutti condannati a una vita di sofferenza, e di trovarci fronte un modello anarchico, libero di regole e regolamenti per il convivio sociale.

Senza approfondire in questo tema, ovviamente, perché non´è il tema centrale della prova, questo grande ente chiamato “Stato”, con grandissimi poteri e  responsabilità di gestire, amministrare, proteggere, sostenere, controllare, comandare, organizzare, pianificare, ordinare e portare sicurezza ai cittadini e alla vita in società, piano…piano, al lungo di centinaia di anni, è arrivato, è nato. Allora, siamo davanti la prima grande interrogazione. È andata bene? lo Stato fa il compito che deve fare? Era possibile vivere senza la presenza di un ente con potere di controllare gli esseri umani e creare regole per una vita in società? Allora, riesce questo ente con potere illimitati a portare ai cittadini alcun risultato d’accordo con la aspettativa e le promesse previste nel “contratto”? Ovvio, che non! La creazione e l’esistenza dello Stato era stata necessaria? Ovviamente che sì! Non penso che sarebbe possibile una vita pacifica in comunità senza un controllo. Però, lo Stato fa pochissimo, quello che fa di meglio, come fa da secoli e secoli, è succhiare i cittadini, è ricavare senza portare alcun risultato. Esempio è che nella grande parte del mondo, con la presenza dello Stato, come il gigante Brasile con più di 200 milioni di abitanti e 9,3 milioni di km2, 30 volte maggiore che l’Italia a livello di territorio, non sono ancora veramente disponibili per una grande parte della popolazione i diritti fondamentali primari, come l’accesso alla salute, alla sanità, all’educazione, alla sicurezza e alla mobilità urbana, e addirittura ai diritti umani di base.

Almeno oggi, dopo la morte di 70 milioni di persone nella seconda guerra, pensiamo che magari “abbiamo i diritti umani garantiti”, che sono stati approvati il 1948, pochi anni dopo il finale della guerra il 1945. Nella seconda metà del secolo XIX, dopo la nascita del Regno d’Italia il 17/03/1861, la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, il tragico regime corrotto italofascista, compreso il sistema repubblicano incompetente e fallito, anche con la successiva incompetenza di questo ente di nome “Stato”, incapace di gestire i problemi dei cittadini e la vita in società, comincia la criminalità, non ancora tanto organizzata, a capire che era possibile occupare tutti questi spazi vuoti assolutamente abbandonati dallo Stato. Ente questo già senza credibilità, legittimità o fiducia da parte dei cittadini. E hanno capito molto bene la criminalità organizzata che la gestione di tutti i tipi di problemi dei cittadini e della comunità, assolutamente abbandonati dallo Stato, “ente questo originalmente creato per gestire la nostra vita in società e portare sicurezza a tutti”, poteva diventare grande business. Cioè, la mafia ha risolto fare quello che lo Stato non riesce a fare, che non consegue gestire, sia per incompetenza o negligenza, sia per abbandono o incapacità, oppure perché non importassi di risolvere o non vuole volontaria o involontariamente amministrare.

È questo enorme spazio vuoto che ha occupato la criminalità e che ha fatto nascere le prime cellule mafiose. L’assoluta incompetenza e negligenza dei dirigenti politici ha fatto nascere l’organizzazione criminosa: mafia. Così, senza alcuna resistenza, cominciano a nascere organizzazione mafiose da tutte le parte in Italia: dal Nord al Sud, dall’Este a l’Ovest. D’accordo con il celebre Procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, esperto nella materia, nel 1869, nella prima elezione comunale di Reggio Calabria era già presente lì, 151 anni fa, l’infiltrazione criminosa in quella elezione. Il prefetto all’epoca, senza opzione, è stato costretto a annullare l’elezione per mafia. Stiamo parlando di un fenomeno che esiste fa più di un secolo e mezzo, e che ha creato tentacoli così forti e così grande, che le Forze dell’Ordine e l’esercito con tutta la sua struttura non riesce a contrastare. Interessante fenomeno è quando iniziamo a studiare il rapporto tra la mafia/politica e la politica/mafia. Prima, i capi mafia cercavano i politici e chiedevano a loro piccoli favori, piccoli regali, un po’ di traffico di influenza dentro della P.A., che comparati a quelli d’oggi sono regalini. In quest’epoca aveva un rapporto di rispetto e di considerazione della criminalità organizzata con i politici, essendo che quelli consideravano questi fondamentali nello svolgimento della loro attività.

Quindi, l’essere mafioso guardava la classe politica come una casta con potere, con influenza, da rispettare, necessaria e di rapporto obbligatorio per riuscire a un obbiettivo, compresi quelli più semplice.

Tutto è cambiato! Sappiamo che continuano a picchiare le persone come piccioni. Ovviamente, che ancora di meno, diversamente di quell’epoca in cui un unico capo mafia ammazzava 500 persone. L’arma di oggi non è tanto la pistola, è il denaro, il potere economico! La mafia ha capito che la violenza chiama l’attenzione della polizia. E senza la violenza, la polizia non se preoccupa tanto. In linea generale, la mafia adesso non ammazza tanto le persone come prima, perché preferisce pagare, è più sicuro per il loro business. Però, il rapporto è cambiato completamente e di modo molto interessante. Oggi, contrariamente come era prima, il politico cerca la mafia, non’è la mafia che cerca il politico. Perché?

Semplice: soldi per sostenere la campagna elettorale e i voti dei cittadini e della comunità dei cittadini che dipendono dalla mafia, sia economica, sia socialmente. Allora, cosa guadagna in cambio la mafia aiutando i politici corrotti, questa classe dirigente più deboli di carattere? Gli appalti pubblici! Ecco il regalone!

Non’è più come prima, cioè, un posto di lavoro per un parente, un piccolo favore per un amico o togliere il figlio di qualcuno del servizio militare obbligatorio. I regali di oggi tra i politici corrotti e la mafia sono di miliardi i euro, e rovinano la vita di milione di persone. Allora, siamo arrivati al tema della prova. Però, tornando un po' indietro all’argomento della nascita, crescita e l’infiltrazione della mafia nella nostra società, vorrei lasciare chiaro il mio pensiero, che d’accordo con i miei studi, la mafia rappresenta per alcuni cittadini un tipo di Stato parallelo; che promette, però schiavizza; che da una mano, però minaccia; che aiuta, però ammazza; che da il pesce, però non dà la canna. Crea la dipendenza nei cittadini! Il fenomeno mafioso è cosi difficile da capire, che anche sapendo il grandissimo rischio che corrono, di vita, compresa la vita di tutta la famiglia, tanti cittadini cercano la mafia per chiedere l’aiuto, per chiedere sostenimento, per chiedere un lavoro, sapendo che il conto arriverà prima o poi, perché la mafia incredibilmente riesce a gestire oppure a risolvere alcuni problemi dei cittadini che lo Stato nel suo buco burocratico e incompetente non porta mai risultato, una risposta o una soluzione. 

Allora, innanzitutto, viene nella mente una domanda: perché i politici hanno bisogno della mafia nell’elezione? Perché tanti politici hanno un legame con la mafia e perché non chiedono i voti direttamente ai cittadini in alcune comunità? È semplice! Il politico fa politica nell’elezione, per 3 mese, e dopo sparisce, cambia la scheda telefonica. I cittadini conoscono la realtà. Il capo mafia è lì nella comunità 365 giorni all’anno. Loro conoscono tutti, non solo da guardare. Loro sanno il nome delle persone, conoscono le famiglie, i bimbi, danno lavoro ai bambini, aiutano con la benzina per le macchine, danno il cibo agli anziani, fanno prestiti di denaro per i piccoli imprenditori, sostiene le famiglie in difficoltà, fa la figura del padrino, dall’amico, di buon compagno e alla fine occupa lo spazio vuoto che ha abbandonato lo Stato, creando uno vero Stato parallelo, che di un certo modo riesce a gestire quella comunità e conosce la loro realtà. Il legame e la dipendenza dei politici con la mafia è il vero problema. Questo è il centro del problema! Come un politico riesce a eleggersi contro la volontà e l’appoggio di questo capo mafia che comanda lì la comunità locale? Semplice: non riesce! In realtà, se cercare di entrare lì, nella zona della città, provincia o regione comandata dalla mafia, senza il permesso, verrà ammazzato! Ci sono casi in cui è la mafia che scegli Il candidato all’elezione e per garantire la vittoria senza rischio minaccia il concorrente, facendo lui desistere e così diventare facile la disputa. Peggio ancora quando abbiamo l’infiltrazione della propria mafia nella politica, perché non si fidano dei politici, eleggendo i suoi, che passano a controllare di dentro le istituzioni pubbliche. È come un cancro, che crea radici e diffonde, mangiando e rovinando tutta la struttura. Un vero disastro, difficile da contrastare! 

Non posso dimenticare di fare un piccolo comento dei principali scandali e eventi in cui la mafia italiana era presente e ha sfruttato e succhiato tutto che ciò che voleva:

Regia cointeressata dei Tabacchi il 1868; l’inchiesta sui profitti di guerra nei primi anni Venti; lo scandalo della Banca Romana; tanti terremoti, come quelli di Irpinia, Basilicata il 1980, Tangentoli il 1992, Abruzzo 2009; Mafia Capitale 2013/2014; Expo Milano 2015, e tanti altri. Il centro del problema, d’accordo con me, è il voto e il denaro che la mafia garantisce nell’elezione ai suoi “politici corrotti partner” in cambio degli appalti pubblici. Questo, la partnership tra i politici corrotti e i mafiosi, è il più grave problema da combattere in materia di contrasto alla corruzione in italia e in tutto il mondo, perché cosi loro controllano  le gare degli appalti pubblici. Una forma di combattere questo fenomeno è l’uso del sistema Whistleblower da parte dei pubblici dipendenti. Però, la paura di segnalare un illecito supera il dovere di denunciarlo.

Tutti i dipendenti pubblici che lavorano nella P.A. hanno lo stesso dubbio: se segnalo sarò tutelato e protetto, oppure non? Boh! Non sono pochi i casi in cui un dipendente ha segnalato e dopo è stato perseguito dentro della propria pubblica amministrazione in cui lavora e ha avuto la famiglia minacciata, compreso il trattamento incredibile come un “traditore”, perché ha fatto quello che si deve fare.

Immaginiamo la situazione difficile dei dipendenti pubblici che vogliono segnalare illeciti e vivono con la famiglia in una città di 5 mila abitanti. Per questo motivo, come principale meccanismo di difesa della pubblica amministrazione, abbiamo la trasparenza, la necessità dello Open government. Questi poderosi istituti convocano i cittadini a aiutare, a fare parte, chiamano la comunità a partecipare, convoca la società a preoccuparsi con quello che per diritto è suo, crea un sentimento di cittadinanza, di responsabilità, di inclusione, di chiarezza, di fiducia. I cittadini, in realtà, vogliono sapere cosa verrà fatta con il suo denaro.

Penso veramente, che inizierà a esistere il vero combatte alla criminalità e alla mafia in Italia e in tutto Il mondo, nel momento in cui i cittadini rendersi conto che l’unico modo di cambiare la nostra società è attraverso la democrazia, è tramite la politica, perché siamo essere politici. Sfortunatamente, la classe politica che abbiamo è il riflesso della nostra società, perché loro eletti, sono stati votati dai cittadini. E quelli che aprono le mane di votare e esercitare la cittadinanza non possono ovviamente lamentarsi.

Allora, aveva ragione Aristotele? Se sì, dove sta la virtuosità dei cittadini in questo modello fallito che sfortunatamente siamo vissuti? È fondamentale il collegamento e la partecipazione popolare nella politica, occupando gli spazi, occupando le piazze, esercitando quello che abbiamo di più bello: la nostra cittadinanza! Così, forse, possiamo un giorno ricominciare da cappo e ricreare una struttura di Stato che magari funziona, un sistema di governo che rispetta i cittadini e che riesce a fare quello che deve essere fatto, senza infiltrazione della mafia nella P.A. Come fare per i cittadini, così allontanati della politica, per assoluta mancanza di fiducia dopo decine e decine di anni con scandali di corruzione, tornare a crederci del suffragio universale? Non’è facile la sfida. È veramente dura! La corruzione, sappiamo tutti, rovina la fiducia dei cittadini nell’istituzioni e blocca lo sviluppo economico. La lotta non’è facile, perché ricominciare da capo è molto difficile. Però, è necessario! Riconquistare la fiducia è più difficile ancora dopo decine di anni di scandali e arresto dentro della P.A. Innanzitutto, abbiamo bisogno fare una intera riforma dell’educazione dei nostri figli, dei bimbi, dei giovani nell’università, per ricuperare i veri valori, fare nascere un’altra volta e ricreare il sentimento di famiglia, formando bravi cittadini come abbiamo fatto un giorno, capaci di volere raggiungere, accogliersi, svilupparsi e lavorare per il bene di tutti, per Il bene comune di tutta la comunità, sapendo esattamente cosa significano e cosa sono i sentimenti di cittadinanza e di Patria, che abbiamo bisogno ricuperare, perché sembra che non esistono più. 

Il popolo deve amare il suo paese, credere nell’istituzioni, essere orgogliosi della sua nazione e aiutare nello sviluppo economico. Però senza partecipare della politica, senza la democrazia, senza il suffragio universale, è molto difficile. Ricuperiamo la fiducia dei cittadini nella democrazia, è un bello ricomincio. Per concludere, sono d’accordo con le parole del Professore Guido Melis, che ha detto: “Bisogna dunque agire anche su questo terreno, innanzitutto restituendo credibilità̀ alle istituzioni democratiche, il che significa in primo luogo avviare una profonda restaurazione della buona politica”.

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ADV. LUIZ SCARPELLI. Advogado italo-brasiliano iscritto nell’Ordine Degli Avvocati in Brasile (MG, SP, RJ, ES e GO), Portogallo (COIMBRA), Italia (ROMA come Avvocato Stabilito), Council of Bars and Law Societies in Belgio (BRUXELLES).