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Chianti Classico Collection 2025 nel segno della sostenibilità

Si è svolta a Firenze nei giorni scorsi la trentaduesima edizione dell’evento del Chianti Classico alla Stazione Leopolda. 

La Chianti Classico Collection ha segnato quest’anno un nuovo primato nel numero di produttori partecipanti: sono state  infatti ben 218 le aziende del Gallo Nero che hanno presentato le loro ultime annate di Chianti Classico, Chianti Classico Riserva e Chianti Classico Gran Selezione ai professionisti del settore e nella seconda giornata anche al pubblico.

Una Collection che si è contraddistinta quest’anno per il suo tema centrale: l’impegno dei  produttori per il rispetto del territorio e un futuro sempre più sostenibile. A rappresentare questo tema, al centro della hall della Leopolda, è stataallestita una scenografica installazione vegetale, con piante spontanee, emblema della biodiversità che da sempre caratterizza le colline del Gallo Nero come le piante mellifere, così utili per il ciclo vitale delle nostre api.  Alla fine dell’evento le piante sono state distribuite ai partecipanti, un omaggio vivo di questa edizione della storica Collection.

Nell’ambito della Chianti Classico Collection non poteva mancare la presenza dell’altro prodotto principe del Gallo Nero, l’Olio DOP Chianti Classico. Quest’anno sotto i riflettori, perché ha festeggiato ben due anniversari: i 50 anni dell’omonimo Consorzio e i 25 anni della denominazione. In particolare, è stato allestito un banco di assaggio della DOP verde del Gallo Nero, dove si è potuto degustare 35 oli. Inoltre sette aziende produttrici erano presenti personalmente in sala. Infine un seminario con degustazione guidata è stato dedicato a questo prodotto di eccellenza del Chianti Classico.

Chianti Classico: per il 60% dei produttori il vino è “sostenibile” quando è custode del territorio.

Il Consorzio ha lanciato il “Protocollo di sostenibilità” ambientale, sociale e culturale.

Un territorio che ha generato bellezza, con un paesaggio il cui “sistema delle Ville-Fattoria” è candidato all’Unesco, che ha prodotto agricoltura ed economia, soprattutto grazie al vino, e turismo, nel rispetto della sua comunità, non può che essere “sostenibile”. Questo territorio è il Chianti Classico, oggi tra i distretti del vino più importanti d’Italia e del mondo, con 6.800 ettari vitati su 70.000 in totale, tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, dove 486 produttori di cui 345 fanno l’intera filiera, producono mediamente 35-38 milioni di bottiglie l’anno che vanno in 160 Paesi, per un valore economico di distretto che, con il vino come perno intorno al quale ruotano olio, agricoltura, ristorazione ed accoglienza, è stimabile in oltre 1 miliardo di euro. Alla regia di tutto questo c’è uno dei Consorzi più antichi d’Italia, con un secolo di storia alle spalle (celebrato nel 2024, con il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, al Quirinale a Roma), e che, dopo la scommessa vinta della Gran Selezione, il vertice della piramide qualitativa che riscuote sempre più successi di critica e mercato, e le Uga-Unità Geografiche, frutto della zonazione, in etichetta (San Casciano, Montefioralle, Panzano, San Donato in Poggio, Castellina, Vagliagli, Greve, Lamole, Radda, Gaiole e Castelnuovo Berardenga), ha lanciato un nuovo “Protocollo di sostenibilità”, ambientale, sociale e culturale, che prevede 58 criteri, con l’obbiettivo, in futuro, di mettere nelle etichette dei vini di chi si certificherà un simbolo dedicato.

Secondo un’indagine del Consorzio Chianti Classico, presentata a Firenze, “sostenibili da domani” non è la parola d’ordine nel territorio del Gallo Nero. C’è una forte attenzione alla sostenibilità già oggi, anche solo guardando al dato di quante aziende socie hanno risposto all’indagine in merito: il 48% di quelle che operano su tutta la filiera, dalla vigna alla bottiglia, che rappresentano il 53% del vigneto Chianti Classico. Anzi, si può ben dire che la sostenibilità in Chianti Classico sia una vera e propria abitudine ben collaudata negli anni, guardando ai dati emersi.

La fotografia attuale della denominazione si articola in tre declinazioni diverse di sostenibilità: ambientale, sociale e culturale, rispecchiando i tre capisaldi del nuovo Protocollo del Chianti Classico (presentato alla stampa nel maggio 2024 nelle celebrazioni del Centenario del Consorzio). Come per la produzione di un vino di qualità, tutto inizia con il lavoro in vigna. Già oggi sono due terzi delle aziende che praticano l’inerbimento tra i filari, azione fondamentale per combattere l’erosione del suolo e l’impoverimento dello stesso. Tre aziende su quattro si impegnano a preservare l’ecosistema in vigna, riducendo l’utilizzo di diserbanti e di concimi chimici, favorendo a questi ultimi compost naturali (37%) oppure i sottoprodotti del processo di vinificazione (52%). In questa stessa direzione va anche il dato sulla presenza delle piante mellifere in circa un’azienda su tre, che corrisponde al 27% degli ettari censiti. Gli impollinatori sono infatti un fragile anello dell’equilibrio ecologico, una vera congiunzione tra mondo animale e mondo vegetale, fondamentale per la propagazione della flora, oltre a essere un importante indicatore biologico nel monitoraggio ambientale. Questa attenzione si riflette anche nella conduzione biologica: il 61% delle aziende sono già in possesso della certificazione, e un ulteriore 9% sta intraprendendo il percorso di conversione al biologico.

Anche nelle fasi produttive un comportamento ambientalmente consapevole può influire molto: quasi la metà delle aziende, infatti, utilizza fonti energetiche alternative (45%), si impegna nella riduzione del peso delle bottiglie (65%), oltre al riuso di materiali quali vetro e carta (54%).

Il vino con sé porta valori culturali, di tradizione e di storia, che lo legano al territorio in cui viene prodotto. Il paesaggio come punto di unione tra natura e intervento antropico gioca un ruolo essenziale come elemento culturale: per questo il recupero e il mantenimento di antiche tradizioni come i muretti a secco (44%), dei terrazzamenti (38%) e delle strade bianche (74%) rappresentano un attivo e costante impegno nella tutela del territorio, che supera i confini dei vigneti. Questo tema si conferma come cruciale anche a livello di percezione da parte delle aziende socie: tra le possibili definizioni di “vino sostenibile”, infatti, il 60% si è dichiarato fortemente d’accordo con l’identificazione nella protezione della biodiversità e del paesaggio.

Questo si collega al concetto della sostenibilità culturale, la direttrice innovativa del Protocollo Chianti Classico. Il paesaggio chiantigiano è infatti un mosaico che alterna natura selvaggia a intervento umano. Qui prevale il bosco (due terzi del territorio), e a questo si inframmezzano le colture della vite e dell’olivo, oltre a seminativo. La presenza dell’uomo però si esprime anche nella complessa rete di edifici storici, parchi, viali, reti interpoderali e giardini che ricamano il territorio in un disegno ancora oggi visibile che racconta la storia della Toscana rurale degli ultimi 600 anni. La manutenzione e il restauro di tutto ciò è messo in atto dalla quasi totalità delle aziende (79%). Oggi proprio quei poderi vivono una seconda vita, spesso utilizzati come dimora per i lavoratori delle aziende vitivinicole (38%).

L’attenzione verso i lavoratori è, infatti, uno dei capisaldi del concetto di sostenibilità: dalla garanzia della parità di genere (il 39% degli impiegati sono donne), alla composizione dell’organico aziendale, con il 92% dei dipendenti diretti, per la maggior parte residenti nel territorio o nei comuni limitrofi (73%), all’attivazione di percorsi di inclusione sociale (37%). I territori crescono se cresce la socialità e la cittadinanza, e, dunque, il Protocollo che propone il Consorzio guarda con attenzione al tema della residenzialità e punta a far crescere sempre più sul territorio l’indotto delle principali attività economiche.

La sostenibilità è una nuova lente attraverso cui guardare il territorio. Già oggi l’attenzione e la cura verso il territorio è molto alta, ma come tutti, ci sono dei margini di miglioramento.

Il “Protocollo di sostenibilità” può essere alla base non solo della produzione di vino e della custodia del territorio del Gallo Nero, considerato da molti come il più bello al mondo, ma anche di una nuova comunicazione lontana da quel linguaggio troppo tecnicistico che fino ad oggi ha allontanato le persone dal mondo del vino. 

www.chianticlassico.com

Nicoletta Curradi
ncurradi63@gmail.com