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Dove sei?

Il quesito “dove sei” coglie l’essenza della trasformazione indotta dal telefonino che non e’ un semplice fisso a cui abbiamo tolto il filo. Infatti, basta rifletterci un poco e si scopre che il telefonino serve per scrivere molto più che per parlare (si pensi all’esplosione degli sms); diventa una specie di computer (i due strumenti di fatto sono già unificati: scrivi col telefonino, telefoni col computer); si trasforma addirittura in una carta di credito con cui pagare il conto al upermercato o fare un’offerta per le vittime di qualche terremoto. A questo punto, mi chiederei che cos’è un telefonino, che tipo di oggetto è (“ontologia” vuol dire questo) diventa filosoficamente interessante.

Soprattutto ricordiamo che col telefonino non assistiamo ad un trionfo dell’oralità, bensì della scrittura e persino dell’ideogramma, ossia di quello scrivere che non ricopia la voce, ma disegna le cose e i pensieri. Il problema dell’iscrizione, e il suo ruolo nella costruzione della realtà sociale, viene in primo piano, piuttosto paradossalmente, proprio da un telefono, da una macchina per parlare a distanza, che però, come telefonino, sembra diventare tutt’altra cosa.

Ma che cos’è la realtà sociale? Che cosa ha a che fare con il telefonino? Non mi riferisco alla costruzione della realta’ sociale come fare quattro chiacchere, darsi un appuntamento, o magari commentare pigramente la festa del giorno prima, come nella lunga telefonata in cui consiste una vecchia novella di Alberto Arbasino, La controra. Niente di tutto ciò, poichè oggi con whatsapp per quanto si possano allungare gli sms, per quanto lo short message service, e’ improbabile che prima o poi riceveremo sul telefonino tutta la Recerche di Proust; e’ più comodo leggersela a casa.

No, la realta’ sociale non e’ questo, eppura ha a che fare con la scrittura. Frugatevi nelle tasche, aprite il portafogli, quello che tanto esattamente, eppure senza pensarci troppo, chiamiamo cosi’: “porta fogli”. Troverete biglietti del tram o del treno, magari ricevute del taxi; scontrini del bar e del supermercato; altre ricevute, del bancomat e della carta di credito. E poi, tornati a casa, guardate nei vostri cassetti, rovistate tra quelle che, di nuovo senza pensarci troppo eppure con tanta esatezza, si chiamano “carte”: ci troverete altre iscrizioni e registrazioni, bollette, ricevute, atti di compravendita, cartoline e lettere. A conservalrle tutte, si avrebbe la piu’ perfetta ricostruzione della nostra vita sociale, quella pubblica (bollette) e quella privata (lettere). Se consideriamo poi che ci sono interi palazzi (poste, ministeri, banche, biblioteche...) la cui ragion d’essere e’ incamerare queste iscrizioni, sembra abbastanza ovvio il ruolo della scrittura, nella costruzione della realta’ sociale.

Da vent’anni in qua, una percentuale sempre piu’ consistente di queste iscrizioni e’ immagazzinata nei computer (pensate ai micidiali archivi di e-mail che ognuno di noi póssiede, scoprendo con sgomento di aver scritto in cinque anni piu’ lettere di quante ne abbia redatte Leibniz in una vita intera), o in carte che in piccolo dispongono di una memoria, come, per esempio, i biglietti della metropolitana di Nwe York, che sono una modesta carta di credito... Ebbene, non sarebbe una difficile profezia quella che annunciasse che, in un tempo piu’ breve di quanto possiamo immaginarci ora, tutte queste iscrizioni finiranno per centralizzarsi nel telefonino, trasformato in portafogli, carta d’identita’, biglietto del treno: il treno se le mangia tutte. 

Bibliografia:

- Bozzi, P. Fenomenologia sperimentale. Bologna: Il Mulino, 1990

- Ferraris, M. Dove sei? Ontologia del telefonino. Milano: Bompiani, 2011.

Prof. Alessio Lodes 
Italia (Pordenone)
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