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Le proporzioni: fece pensiero di ritrovare le loro proporzioni musicali

La riscoperta del mondo classico e lo studio del trattato architettura di Vitruvio fornirono le basi per una nuova certezza rinascimentale, quella derivante dalla teoria delle proporzioni.

Proporzione viene dal latino pro portione, che vuol dire “secondo la proporzione” e indica la corrispondenza di misure tra due o piu' parti in stretta relazione fra loro. Queste corrispondenze di misure sono quindi dei rapporti matematici.

La disciplina a cui le proporzioni sono applicate con maggiore frequenza è l'archittetura. Con esse gli architetti del Rinscimento ritenevano di potre rendere le loro opere non solo armoniose e belle a vedresi, ma anche resistenti. Mentre oggi il tecnico (archittetto o ingegenere) può disporre di un procedimento analitico (basato cioe' su calcoli matematici che hanno riscontro con il comportamento fisico dei materiali impiegati) per avere la certezza che l'opera che si appresta a realizzare non crollera' e, anzi, sara' forte e resistente persino alle scosse dei terremoti, per ttta l'Antichita', il Medioevo e il Rinascimento e si e' affidati alle proporzioni e all'esperienza costruttiva. 

Nel Medioevo, in particolare, le proporzioni derivavano direttamente dalla geometria, nel senso che ogni costruzione era regolata da schemi geometrici sia in alzato sia in pianta.
Nel Rinascimento, invece, le proporzioni sono quasi essenzialmente numeriche. Ma non solo, prevalentemente i rapporti numerici rispecchiano quelli esistenti fra le varie note musicali.
Per primi i Greci avevano notato che se si facevano vibrare due corde tese, una delle quali e' lunga il doppio dell'altra, il suono di quella piu' corta sara' di un'ottava piu' alto di quella piu' lunga. Tale rapporto numerico, detto in greco diapason. Le proporzioni allora, fanno in modo che l'armonia udibile generata da un'insieme di note ben congegnato si trasformi, in un edificio, nell'armonia visibile. 

I rapporti numerici piu' usati sono l' unisono, il diapason, il diapente, il diatessaron. Cio' vuol dire, ad esempio, che disegnando o realizzando la facciata di un edificio in modo che la sua altezza sia doppia della sua larghezza si sara' dato vita a una costruzione armoniosa che rende visibile l'armonia musicale del diapason.

Furono proprzioni che musicali che Filippo Brunelleschisecondo quanto si legge nella sua biografia, volle ritrovare negli edifici antichi studiati a Roma (“fece pensiero di ritrovare le loro proporzioni musicali”).

Ma cosa avrebbe dovuto rispecchiare un edificio sacro una volta che le sue parti fossero state dimensionate armoniosamente? Il corpo umano, era stata la risposta, suggerita dal De architectura di Vitruvio.

Secondo l'antico scrittore latino, infatti, la natura stessa aveva fatto si che il corpo dell'uomo fosse ben proporzionato. Era logico, pertanto, che anche nella progettazione architettonica si attenesse alle simmetrie e ai rapporti esistenti tra le varie parti del corpo umano. 
Risulta molto comune trovare nei disegni che corredano i trattati d'architettura quattrocenteschi l'applicazione del principio vitruviano delle proporzioni derivanti da quelle di un corpo umano.  

Nei disegni di Francesco di Giorgio Martini, ad esempio si vede come la figura umana (con le braccia portate dietro alla schiena) abbia determinato non solo la pianta di una chiesa, ma anche (con le braccia aperte) l'altezza e la distinzione delle varie parti della facciata.
 
Testi consultati:

C. Bertelli, La storia dell'arte. Milano: Mondadori, 2012;

G. Cricco, Itinerario nell'arte. Introduzione alla storia dell'arte. Milano: Zanichelli, 2011 

Prof. Alessio Lodes
Pordenone (Italia)
prof_biblio_lodesal@yahoo.com