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Vinitaly: la sorpresa brasile

Cresciuto del 30% il valore del vino italiano in Brasile nell’ultimo anno. Per la prima volta in programma, nel 2009, Vinitaly Brazil a San Paolo

Caipirinha e birra possono vivere di rendita ancora per un po’, ma il vino in Brasile avanza con aumenti a doppie cifre. Il focus Vinitaly dedicato oggi al grande Paese latino scopre infatti un mercato dalle enormi potenzialità: +55% delle importazioni di vino e spumante nell’ultimo triennio, che rappresentano, tra i vini fini, i tre quarti delle vendite brasiliane con l’Italia (+29,4% solo nell’ultimo anno) al terzo posto tra i Paesi importatori, dietro Cile e Argentina. Per il prodotto italiano si tratta di 886.500 casse di vino su un totale importato di 6,06 milioni, per una quota di mercato che raggiunge quasi il 15%.

La rimonta enologica del decimo mercato al mondo passa attraverso la ‘saudade’ tutta italiana di 25 milioni di immigrati (o discendenti italiani) che la domenica sera fa schizzare i consumi di vino e pizza. A fare la parte del leone, in perfetta sintonia con la verve brasiliana, è il lambrusco che da solo rappresenta il 73%o delle importazioni italiane di vino. Un traino importante dato dai nostri immigrati in un Paese di 190 milioni di abitanti, dove sta crescendo la voglia di made in Italy tra i giovani consumatori benestanti. Proprio questo target in grande espansione è il più ambito dai produttori italiani, il cui vino ha un costo (il doppio rispetto al concorrente cileno) che si giustifica anche grazie al brand italiano.

Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “Quello brasiliano è per stili di vita e tradizione culturale un Paese molto più vicino a noi rispetto ad altri. E ora che anche economicamente nel Paese ci sono le condizioni per avere una domanda importante, abbiamo pensato di organizzare a San Paolo la prima tappa di Vinitaly Brazil nel 2009”.

Nel dettaglio della domanda analizzata al focus del Vinitaly, il vino in Brasile è venduto soprattutto attraverso i canali della Gdo (70%) seguita da ristoranti e alberghi (20%) e dai negozi (10%). Si compra più rosso che bianco, che si beve soprattutto al Sud in inverno e durante le feste (Natale e Pasqua). Tra le criticità, la poca conoscenza del prodotto e la difficoltà di creare un’abitudine di consumo corrente. Ma, secondo l’istituto Market Analysis, entro il 2020-2030 il consumo pro capite raddoppierà. Tra i vini italiani, dopo il lambrusco seguono a grande distanza il Valpolicella, il Montepulciano d’Abruzzo, il Chianti, il Frascati, il Corvo e il Bardolino.