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Cittadinanza italiana, patrimonio immateriale di valori, ideali e storia

Di Stefano Calcara

Con frequenza ritorna il tema della cittadinanza italiana, croce e delizia di decine e decine di migliaia di persone qui in Brasile, tante sono le domande di cittadinanza in standby solo in Brasile.

Sarebbe bene rammentare come avviene l’acquisizione della cittadinanza italiana secondo la legge vigente.  Si acquista la cittadinanza italiana per tre modi: jure sanguinis, jure coniuctionis e jure electionis. Per spiegarla in termini brevi la cittadinanza italiana si acquisisce per discendenza (per sangue) da uno dei genitori o degli ascendenti diretti; per matrimonio, dopo un certo periodo di matrimonio con un/a cittadino/a italiano/a; infine per scelta, laddove lo straniero residente in Italia da 10 anni ininterrotti  ne faccia richiesta.

Alle comunitá di discendenti italiani qui in Brasile, coloro che ci leggono, interessano le prime due forme: riconoscimento per discendenza e acquisto per martimonio con cittadino italiano. Quest’ ultima in molti casi viene come estensione della prima. Uno dei due coniugi ottiene la cittadinanza italiana jure sanguinis e trasmette la cittadinanza all´altro coniuge. La terza modalitá di aquisizione, jure electionis, non interessa ai nostri lettori. 

Andrebbe bene detto che questa é la legge e sarebbe bene la si applichi. Non andare a cercare quella che alcuni vorrebbero fosse la legge facendo voli di fantasia, ma ripeto sarebbe bene venisse rispettata la legge attuale.  

Mi riferisco a chi si mette in campagna elettorale fin da adesso proponendo  stranezze ai lettori. Ai cittadini italiani o ai brasiliani di origine italiana che vogliano il riscatto della cittadinanza italiana in onore ai propri avi che dovettero lasciare l´Italia ma che mai la persero dal loro cuore. 

A nessun italo brasiliano interessa sapere che esiste la proposta di concedere la cittadinanza italiana agli stranieri  per “jus soli” o, con una formula inventata dalla sinistra italiana sempre piú povera di voti italiani in cerca di voti stranieri, il cosidetto “jus culturae”. 

Lo “jus soli” é la modalitá di acquisto della cittadinanza presente in tutti i paesi del continente americano, dal Canada fino all´Argentina e quindi anche in Brasile. Paesi che dalla fine del secolo XIX ebbero assoluto bisogno di popolare i loro territori e necessitá di manodopera per il loro sviluppo. Senza la promessa di dargli una cittadinanza, una certezza di una nuiva vita non avrebbero ricevuto tanti emigranti italiani per fare grandi i loro paesi. Gli immigrati, e quindi i milioni di italiani che arrivarono, trovarono spazi immensi: spazi sociali e spazi fisici. Non pestavano i piedi a nessuno, non toglievano il lavoro a nessuno. Anzi facevano lavori che a mano a mano sorgevano con il crescente sviluppo dei paesi di accoglienza, lavori  per i quali non esistevano lavoratori. Non occupavano spazi fisici nel senso che non toglievano il posto ai residenti dei paesi di immigrazione per il semplice fatto che gli spazi geografici erano sterminati.  Vale le pena menzionare le tantissime cittá nate dal nulla in Brasile e in Argentina, create dagli immigrati italiani: Cipolletti, Garibaldi, Mendoza, Caxias do Sul,  etc. 

Non ricevevano pocket money, non schede telefoniche per parlare a casa loro, non aloggio e vitto a spese del paese ospitante. Non cadiamo nel tranello di chi canta che gli italiani di ieri sono i clandestini di oggi. Quelli che entrano a centinaia ogni giorno in Italia senza alcuna prosepettiva, senza che nessuno li abbia chiamati, senza una politica di immigrazione che stabilisca quanti possano entrare e cosa possano fare. 

La situazione della cittadinanza italiana qui in Brasile é al rosso vivo. Si ha la percezione che l´Italia faccia di tutto per renderele difficili, quasi impossibili. L´atteggiamento della rete consolare non facilita, anzi sembra un muro di gomma. Strano come in Argentina i processi di acquisizione della cittadinanza italiana siano avanzati negli ultimi tre anni con ritmo quasi doppio rispetto al Brasile.  A ció si aggiunge un atteggiamento strano o discutibile della rete consolare che ritiene il processo di cittadinanza come un servizio  non reso ai cittadini italiani. In effetti a stretto rigor di logica chi chiede ill riconoscimento della cittadinanza italiana non é (ancora) cittadino italiano. Lo é peró il suo ascendente. Ma la rete consolare se ne lava le mani. La stessa rete dovrebbe peró spiegare come l´emissione di passaporti italiani, che é chiaramente un servizio reso al cittadino italiano, sia spaventosamente lenta con tempi di attesa lunghi mesi.

La cittadinanza italiana é per discendenza, é un patrimonio immateriale di valori, ideali e storia che si tramanda dai padri ai figli, é cosí da anni. Dai funzionari imperiali romani che inviati nelle provincie dell’ impero avevano la certezza di trasmettere per sangue la cittadinanza ai propri figli  ed anche di far avere la cittadinanza alle proprie mogli. E deve continuare cosí. La legge esiste, va applicata. E non ostacolata con false e fuorvianti proposte. La Camera dei Deputati ne ha appena bloccata una.

Stefano Calcara

Consultor empresarial, imprenditore italiano che da 20 anni svolge la sua professione a Porto Alegre, Rio Grande do Sul, Brasil.
stefano.calcara@gmail.com