UIL

A surpresa e a magia de uma viagem ao passado

Até o dia 26 de fevereiro, quem for a Roma tem um compromisso intransferível: ir até o Palazzo Venezia e visitar a exposição Il Settecento a Roma. São cerca de 230 obras de arte que, efetivamente, justificam o título de Roma como a capital da cultural. A mostra é uma iniciativa do Alto Patronato da Presidência da República, como patrocínio da Presidência do Conselho.

Na verdade, a exposição apenas demonstra a verdade contida na  afirmação de Winckelmann, em 1756:“se vuoi conoscere degli uomini, questo è il vero sito, uomini di straordinari talenti, e di
nobilissimi requisiti…la libertà in altri stati e in altre repubbliche non è che un’ombra rispetto alla libertà di Roma... Qui si gode il privilegio di pensare in maniera tutta propria”.

Roma riveste allora un ruolo fondamentale come capitale della cultura e crocevia d’Europa in cui sono all’avanguardia le arti e la ricerca dell’antico, ma anche il fervido dibattito delle idee, l’apertura alle scienze, alla medicina, al bene sociale. “Il ‘700 a Roma” è quindi una mostra che non intende essere un’esposizione di arte antica ma un percorso che, attraversando il secolo, dal sonoro linguaggio tardo barocco approda alla modernità.

Un’esposizione che nasce da un progetto ambizioso, costruito
in tre anni di ricerca di un comitato scientifico internazionale riunendo opere di tutto il mondo. Molte di queste tornano a Roma per la prima volta; altre sono state restaurate per l’occasione con uno sforzo organizzativo straordinario.

Questo volto sempre più variegato della città può essere raccontato solo attraverso una molteplicità di testimonianze con le quali è costruita la mostra: dipinti, sculture, pezzi archeologici, arredi, costumi, libri e disegni. Oggetti diversi, accostati fra loro da legami evidenti anche al grande pubblico.

Non una mostra erudita e onnicomprensiva, ma costruita mettendo a fuoco le grandi tappe culturali del secolo in cui gli oggetti più vari coesistono in piena sintonia. Antico e moderno convivono nella città come dimostrano mirabilmente i due famosi dipinti di Pannini, Veduta di Roma Antica e Veduta di Roma moderna, eccezionalmente prestati dal Metropolitan Museum di New York, che introducono alla mostra con vedute della città , disegni di architettura e ritratti di personaggi, nobili e borghesi insieme.

In un percorso cronologico e tematico si è voluto scandire in sezioni a soggetto lo svolgersi della cultura del secolo. Si parte così dall’enfasi tardo barocca che gradualmente si stempera in grazia e ragionevolezza secondo i dettami dell’Arcadia, seguiti da artisti sia italiani sia stranieri, soprattutto i tanti francesi presenti a Roma.

Per documentare questo passaggio è stata scelta un’opera eccezionale, mai esposta in Italia: il grande dipinto con Apollo che incorona il marchese Pallavicini, mecenate e protagonista del mondo
delle arti, dipinta dal suo protetto Carlo Maratti, conservata nella dimora patrizia di Stourhead, in Gran Bretagna. Lo stesso linguaggio spazia dalla scultura con l’ Apostolo S. Tommaso di Pierre Le Gros del County Museum di Los Angeles alle arti decorative rappresentate dalla magnifica Culla di casa Pallavicini, per approdare alla grande pittura di Giaquinto con le Storie di Enea del Quirinale e Benefial. La sua
grandiosa S. Margherita che ritrova l’amante morto all’Aracoeli volge il tema sacro in gran teatro.
Le presenze italiane e straniere si mescolano in una città che si mette continuamente in  scena alternando spettacoli teatrali, mascherate, feste spettacolari e cerimonie religiose. A dimostrarlo bastano il dipinto di Pannini con una fiabesca Rappresentazione al teatro Argentina del 1747, giunto dal Louvre e dello stesso autore la Estrazione del
lotto a Piazza Montecitorio, curiosa e brulicante commistione di popolo e dame e ancora l’abito da sposa con lungo strascico di manifattura romana. Ma le feste risentono anche del gusto esotico che investe anche le arti decorative. Lo indicano i disegni con Maschere alla cinese tratte da un corteo in via del Corso del pittore francese Vien proveniente dal Petit Palais di Parigi e la coppia di Vedute di Roma
curiosamente realizzate in lacca cinese di collezione privata.
L’antico, da sempre polo di attrazione della città, dal chiuso delle collezioni private passa ai musei pubblici.

Il primo museo nasce proprio a Roma nel 1734 ed è il Capitolino. Tra i
pezzi archeologici presenti in mostra il colossale Fauno di rosso antico, ancora nel museo e il Mosaico con lotta di fiere dei Musei Vaticani, entrambi risalenti al II secolo d.C. Nella seconda metà del secolo l’antico, pur rimanendo polo d’attrazione, assume anche
una valenza di mercato per un pubblico cosmopolita sempre più vasto: antiquari, collezionisti, grand tourists di ogni estrazione sociale.

Così ai “milordi” inglesi in viaggio di formazione, ritratti da Batoni come il mondanissimo Conte di Leicester, esposto in mostra dalla esclusiva Collezione di Holkham Hall, mai visto in Italia, si affiancano
variegate comitive di viaggiatori come quella capeggiata da Charles De Brosses, a Roma nel 1739, che così si esprime: “Non so se vi sia alcun altra città in Europa più piacevole, più comoda e dove mi piacerebbe di abitare se non questa, senza fare eccezione nemmeno per Parigi”.
Ancora antico e moderno si confrontano in due solenni sculture in marmo: la Polimnia del Louvre, restaurata nel 700 da Agostino Penna, a fronte della famosa Velata di Palazzo Barberini, realizzata a metà secolo dal veneto Corradini. Dalla storia come norma ideale si passa al sentimento visionario di alcuni disegni di Piranesi e di due bellissimi fogli di Füssli, provenienti dal Museo di Zurigo, ispirati alla
Divina Commedia.

Sull’onda di questa componente eroica la mostra chiude con la scultura di Vincenzo Pacetti, Napoleone che solleva l’Italia, del Museo di Fontainebleu. Un percorso così ricco di spunti e di opere, circa 230, nasce da un taglio espositivo sintetico e didattico per esprimere un secolo che, nella propria vocazione divulgativa, apre alla modernità.