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Pollastri faz primeiro pronunciamento no Senado italiano

Fazendo uma saudação aos quatro milhões de italianos residentes no Exterior, e aos 50 milhões de cidadãos descendentes de italianos. Assim, Edoardo Pollastri, senador eleito para representar os italianos no Exterior, na circunscrição da América do Sul, abriu o seu primeiro pronunciamento no Parlamento italiano, na última semana.

Acompanhe a íntegra da intervenção.

Grazie Presidente.
Signor Presidente del Consiglio,
Care colleghe, cari colleghi,

Rivolgo un augurio di buon lavoro al Presidente Prodi e al Governo, ed a tutti noi. Consentitemi di rivolgere anche un abbraccio simbolico a tutti i nostri connazionali residenti all'estero, quattro milioni di cittadini italiani, cinquanta milioni di cittadini di origine italiana che oggi ci guardano con speranza e con rinnovata fiducia. Un patrimonio straordinario per il nostro Paese, dal punto di vista umano, culturale, economico, commerciale che non sempre l'Italia si è  dimostrata consapevole di possedere. Dopo un percorso di anni siamo finalmente riusciti a determinare una inversione di tendenza, siamo riusciti a rilanciare un legame più stabile, anche attraverso il voto e la partecipazione diretta ai lavori del Parlamento Italiano. Le nostre comunità all'estero, signor Presidente, cari colleghi, sono comunità ricche, diverse nella loro ricchezza plurale, a seconda del continente, a seconda del Paese di residenza, a seconda della professionalità o dell'età anagrafica. Mi sia consentito dire che non di rado ciò che viene detto, scritto o pensato in Italia, rispetto alle nostre comunità all'estero, è più il prodotto di pigrizie mentali che della realtà.

Viene spesso presentata una immagine destituita di fondamento e allora si rischia di non avere la capacità di vedere, di raccontare, e quindi di valorizzare, un patrimonio fatto di tanti mondi, di tante culture, di tante professionalità, tanti giovani ricercatori che a volte scelgono di trasferirsi volontariamente in un altro Paese. Ma spesso sono costretti ad andare in un altro Paese, spinti dalla impossibilità di esercitare una attività di ricerca per la quale l'Italia ha perduto posizioni importanti negli ultimi anni. Ho apprezzato, signor Presidente, il suo passaggio sulla necessità di comprendere i cambiamenti, sulla ricerca, sulla formazione. E un Paese che non valorizza adeguatamente la formazione, l'informazione, la cultura, i saperi, la conoscenza, la ricerca, la scuola, l'Università è un Paese che rischia di non cogliere le opportunità di crescita e di sviluppo. Un Paese che non scommette sui propri giovani rischia di non avere un futuro nel mondo globalizzato di oggi. Ella, signor Presidente, ricordando che la nostra è una delle società meno mobili del mondo, ha ricordato l'importanza della duttilità, della flessibilità intellettuale e lavorativa, che è il contrario della precarietà. E allora, nel mentre ci ricordiamo che l'Italia è una delle società meno mobili del mondo, ricordiamoci che l'Italia ha una delle società più mobili del mondo, rappresentata da milioni di persone che con coraggio e dinamismo si sono integrate ai diversi livelli dei Paesi di ospitalità, contribuendo ed a volte determinando la loro crescita e sviluppo. Persone che sono ai più alti livelli, dai settori economico finanziari ai parlamenti, ai governi. Una "lobby positiva" sulla quale possiamo e dobbiamo contare per far ripartire l'Italia.

Credo che il tratto sul quale si debba insistere è quello delle comunanze, di una identità complessiva di interessi, che non distingue Italia da un'altra Italia all'estero, perché solo in questo modo è possibile superare approcci che hanno un carattere rivendicativo, e comporli all'interno di una politica pragmatica che punta allo sviluppo di una italianità nel senso più ampio. A questa politica sono chiamate a collaborare varie istituzioni, tra le quali vorrei richiamare l'ICE, la SIMEST, la SACE, gli Istituti di Cultura (da rinnovare profondamente), le Camere di Commercio italiane all'estero, il cui ruolo è strettamente funzionale a una rinnovata politica di promozione, non solo imprenditoriale, all'estero, di costruzione di più ampie e salde reti di relazioni istituzionali, culturali ed economico-produttive. 

Noi eletti nella Circoscrizione Estero, signor Presidente, colleghi, siamo e ci comporteremo come parlamentari a tutti gli effetti del Parlamento italiano, che si occupano e si preoccupano di tutti i temi che riguardano tutti i cittadini italiani, ovunque residenti, e il nostro Paese. Certo con una attenzione particolare alle tematiche che riguardano le nostre comunità nel mondo, tematiche rispetto alle quali ci permettiamo di chiedere a voi, a tutte le istituzioni, alla stampa una attenzione maggiore e qualitativamente diversa rispetto a quella del passato. L'impegno per i diritti e le esigenze degli italiani nel mondo deve rappresentare una scelta strategica per assicurare ai connazionali all'estero, nelle nuove condizioni del mondo, la tutela politica, sociale, economica, giuridica che la Costituzione prevede e garantisce a tutti i cittadini, indipendentemente dalla residenza.  Oggi noi potremmo parlare dei temi che hanno costituito la base programmatica che abbiamo presentato agli elettori, quei temi che sono stati compresi da collettività che ci hanno dato un consenso, che ci carica di responsabilità grandi, quel consenso che anche in questo Senato costituisce un elemento forte di coesione e di unità indispensabile per spingere una azione di governo concreta e innovativa. Potremmo parlare delle nostre proposte sui temi del sistema d'impresa e dell'economia, sulla cultura e le università, sull'assegno di solidarietà e sul rilancio dei corsi di lingua e cultura, sulla cittadinanza e sulla cooperazione.

Potremmo, e dovremo parlare, e soprattutto agire di conseguenza, sulla necessità di riordino, rilancio e riqualificazione di tutta la nostra rete consolare, una rete vitale sia per le comunità che per il Paese che è stata colpevolmente e progressivamente lasciata senza risorse e senza un adeguato sostegno in questi anni. Come della attività e del rafforzamento dei COMITES, dei Patronati, delle tante e diverse forme dell'associazionismo italiano all'estero. Dovremo parlare e agire per modificare e rafforzare l'informazione, e gli strumenti dell'informazione, sia in andata verso le comunità che in ritorno dalle comunità. E in questo senso questo lasciatemi dire che gli strumenti che l'Italia ha messo in campo, a partire dalla stessa Rai International, appaiono assolutamente in ritardo, fuori scala e fuori tempo rispetto alle necessità e alle sensibilità delle nostre comunità all'estero. E dovremo agire con un approccio pragmatico, con l'attitudine, l'onestà e l'intelligenza di valutare gli obbiettivi e i risultati conseguiti con quella concretezza che caratterizzava anche le prime forme di emigrazione. E’ sulla base di questo approccio che l'istituzione di un vice-ministro con deleghe e risorse va nella direzione auspicata e richiesta da noi e dalle comunità all'estero, che hanno bisogno di atti concreti e non di riconoscimenti formali.

Ella, signor Presidente, nel suo messaggio agli italiani nel mondo dello scorso marzo ebbe a scrivere : "tutti insieme vogliamo e possiamo far ripartire l'Italia, per creare nuova occupazione e nuovo benessere, per offrire"tranquillità e benessere alle famiglie,per dare un lavoro vero ai giovani, per permettere alle nostre imprese ed ai prodotti italiani di affermarsi nel mondo. Tutti insieme ce la possiamo fare". A QUESTO IMPEGNO, Presidente e colleghi, tutti noi ci sentiamo vincolati, un impegno nel quale le energie e i contributi degli italiani all'estero saranno preziosi per il conseguimento degli obbiettivi che ci siamo prefissati. Il nostro impegno e il nostro augurio è che una nuova consapevolezza di questa opportunità cresca rapidamente sia in Parlamento che nel Paese. Per il bene dell'Italia.